Lei.

La voce che trema, il cuore che pulsa, gli occhi socchiusi…
La voglia di amare, un bicchiere di vino in mano, la consapevolezza che mi spinge a credere in qualcosa di straordinario.

La sua voce sottile, i suoi occhiali sempre storti, la voglia di amarla.
Il suo sorriso tra le lenzuola, il suo sguardo innocente, la voglia tremenda che ho di baciarla.
Le smagliature sulla sua pelle, i calzini a pois.

I capelli sempre scompigliati, la bellezza di svegliarsi accanto alla persona che amo.
Gli occhi stanchi la domenica pomeriggio, gli occhi di chi non smette di meravigliarsi, ogni volta.
I suoi errori, e la voglia di rimediare.

I suoi scrittori preferiti, la continua voglia di scrivere.
Gli attimi in cui, confusa, piange e si stringe a me.
La fermezza e la voglia di chi lotta.

I suoi occhi marroni, il nero che ne definisce i contorni. Gli occhi del dramma.
I ricordi che custodisce gelosamente.
Il rossetto sempre sbaffato, la voglia di baciarla.

Le sue trecce sempre spettinate.
I tramonti riflessi nei suoi occhi.
Le mani sporche di inchiostro.

La voglia che ho di farla mia, la necessità di innamorarmi di lei ogni giorno.
Il trucco sfatto, le sue imperfezioni.
I jeans strappati, le magliette nere.

I suoi respiri dentro ai miei, la consapevolezza di saperla vera, di saperla mia.
I suoi respiri sul mio collo, il suo sorriso.
La sua gelosia.

L’incapacità di odiarla,
il bisogno di amarla.

Mi amerai.

Amerai quel poco che saprà bastarti, o continuerai a farmelo credere…

Amerai i miei modi sempre bruschi.
Saprai amare le mie mancanze, la mia testardaggine.
Amerai il tempo che ci ha diviso, e quello che ci terrà legati.

Amerai ogni cosa di me.
Amerai i ricordi sbiaditi e qualsiasi cosa ti aiuti a ricordarti di me.
Amerai i ponti che abbiamo costruito per venirci incontro e quelli che abbiamo distrutto, quando eravamo troppo arrabbiati.

Saprai amare i miei difetti, le risate contagiose e la voglia matta di fare l’amore con te in qualsiasi momento della giornata.
Mi prenderai per mano, e non mi lascerai mai sola.
Saprai comprendermi.

Amerai le difficoltà, la necessità di amarsi, senza mai smettere.
Continuerai ad amarmi, anche quando farà male.

Saprai amare il tempo speso ad urlarci contro, quando non eravamo in grado di capirci.
Saprai amare le volte in cui, stanchi, ci siamo lasciati andare e ci siamo allontanati, senza neanche accorgercene.

Amerai me, continuo uragano nel tuo cuore.
Mi amerai ed io ti amerò.
Ti amerò sopra ogni cosa.

Ti amerò, perché non so fare altrimenti.

Sei terremoto nell’anima.

L’ho vista porgerti il suo miglior sorriso, e farlo con strafottenza, quasi fosse una sfida.
Ricordarla tra i momenti migliori, con le consapevolezze di chi non molla mai.
L’ho vista nei migliori dei modi, lottare a denti stretti.

Ho visto in lei la parte migliore di me, la necessità di averla al mio fianco, e non staccarmi mai da lei.
L’ho vista in compagnia della sua stessa forza, l’ho vista aspettare, e amare perdutamente.
Forte, vincitrice delle sue stesse guerre.
Debole, con la consapevolezza che mettersi in discussione significa, anche, farsi male.

Saperla al mio fianco è stata la vittoria più bella che potessi collezionare e, anche se la guerra non era neppure iniziata, io avevo già vinto.
Saperla vera, e dannatamente sincera.
Saperla tempesta, la convinzione di qualcosa che non finirà mai.
Saperla vento sulla mia pelle e uragano nei miei pensieri.

L’ho ascoltata, e ho scritto su di lei.
Mi ricordo delle notti passate a parlare, e ridere, con in mano una bottiglia di vodka, sempre vuota.
L’ho ascoltata parlarmi delle sue galere, delle notti passate a colmare le proprie mancanze.
L’ho ascoltata quando, stanca, mi sorrideva.
L’ho vista dichiarare guerra, e vincerla.

Ti vedevo, mentre ti allontanavi, per poi avvicinarti.
Ti tenevo la mano, mentre vedevi quel treno andarsene, dirigersi al capolinea, e tu non eri salita, non potevi.
Ti tenevo per mano, e non avevo paura. Mai.
Ti tenevo la mano, con la consapevolezza che non sarei mai stata sola. Non più.

Ricordarmi i nostri discorsi sempre perversi, sempre veri.
Ricordarmi di lei, come la luce nella notte e il buio nel giorno.
Ricordarmi di lei, come consapevolezza, l’unica.
La mia seconda opportunità.
Mi ricordo di lei, della prima volta che l’ho vista arrivare.

Un vulcano in continua eruzione.
Un uragano.
Terremoto nell’anima.
Il mio splendido disastro.

Ante diem octavum Idus Maias,

Che poi, non c’è niente di strano quando ami qualcuno incondizionatamente.
Che ti fa sentire un po’ stupida, un po’ più te.
Che poi, potrei sorriderti senza mai stancarmi.
Potrei anche farmi del male, e rimanere indifferente alle mie pretese.

Che ci sarà sempre qualcosa di te in me. Che sarà anche bello, magari vero.
Sarà divertente, riscoprirsi e riviversi. Sarà sorprendente potersi riabbracciare.
Che poi, potrà sembrarti strano, ma di amare non si smette mai.
Che, per quanti muri alzerai, non potrai mai dividerti completamente da chi ami.

Che poi, amarci, è, da sempre, l’unica soluzione.
Una ragione per vivere, il compromesso perfetto con i tuoi sogni.
L’unica combinazione possibile con la realtà.

Ti spero.

Ti spero la notte, quando sono sola con i miei pensieri.
Ti spero il giorno, quando, tra i tanti impegni, continuo a cercarti tra la gente.
Ti spero in una vita e, anche nell’altra.
Ti spero, anche quando non dovrei. E non mi sento sbagliata, mai.
Ti spero sorridente e geloso.
Ti spero in un futuro sempre incerto.
Ti spero per potermi riconoscere.

Ti cerco, e finalmente ti vedo. Al mio fianco.
Ti cerco, e ti trovo sulla mia pelle, nei miei tatuaggi. Nei significati più profondi.
Ti cerco fra le promesse. Tra le mie paure.
Ti cerco tra le pagine bianche, perché sei inchiostro. L’attimo indelebile.
Ti cerco tra le mie parole, tra tutte quelle bugie che non vorrei mai sentirmi dire.
Ti cerco e ti trovo nelle emozioni di tutta una vita.
Ti cerco e ti ritrovo tra le pieghe dell’anima.

Storie mai iniziate.

Ci sono tante cose che non riesco a spiegarmi, ci sono emozioni che andrebbero soffocate, istantaneamente. Sguardi che andrebbero evitati, circostanze che andrebbero vissute.

Avere, almeno, quel senso di ostilità che non ho mai conosciuto e riuscire ad affrontarti, una volta per tutte.

Non tutto quello che succede vive la propria casualità. Ci sono storie che durano una vita, ma che sono rimaste lì, al punto di partenza. Resistenti al tempo.

Ci sono storie che non vivremo mai. Ci sono momenti, privi di rancore e rabbia, che valeva la pena vivere.

Sarebbe bello, almeno, credere che tutto quello che si prova, guardando una persona negli occhi, si concentri nella propria eternità. Scoprire che, dopotutto, alcune emozioni nascono e basta e che non sempre possiamo farcene una colpa. Scoprire che tutte quelle cicatrici che tenti di nascondere per vergogna, sono il risultato di chi sei. Sei quel che c’è.
Scoprire che tutti quei baci rubati al tempo rappresentano la nostra necessità di amare, di nuovo. Più di prima.

Ci sono storie che non sono mai iniziate, storie invece mai finite.

Ci sono emozioni che si consumano in una notte, emozioni che, invece, consumano te. E basta.
Ci sono parole che non pronuncerai mai, ma che potrebbero cambiarti la vita.
Continueranno ad esserci quelle notti alcoliche con le tue amiche, e la speranza di rivederlo tra la folla e sapere che, dopotutto, lui è lì per te.

Ci saranno le rassegnazioni, le bestemmie urlate a denti stretti.
Ci saranno tutti quei tatuaggi, nuove memorie segnate per sempre sulla tua pelle.
Continueranno ad esserci milioni di messaggi alla quale lui non risponderà mai.
Ci sarai tu e ci sarà anche lui. Sempre insieme, sempre divisi.
Ci saranno i tuoi sogni, e la sua indifferenza.
Le tue vittorie, le sue sconfitte. I vostri rimpianti.

Proverai ad ignorarlo, proverai addirittura ad odiarlo. Proverai a non pensarlo, e ti chiederai che ne sarà di voi due.
Saprai sempre dove tornare, perché lì è la tua casa, la parte più vera di te.

È come quando hai una voglia matta di ritornare a casa, ma non puoi se prima non hai ritrovato le chiavi per poter entrare. È come quando tenti di capire che cosa non va in te, e molli tutto. È come quando tenti di soffocare il giudizio troppo duro di tua madre, e provi a fregartene.
È come quando non sai cosa dire, e rimani lì, immobile a guardarlo.
È come quando vorresti rimanere dove sei, e invece scappi. Per sentirti meno stronza.

Il fracasso di tutte quelle parole mai dette.

La luce illuminerà il tuo volto, e ti sentirai viva. Sarai forte e bella, bella come non lo sei stata mai. Avrai paura e la tua voce inizierà a tremare e con essa, anche il tuo cuore. Avrai paura di essere amata e vorresti scappare, per non sopportare il peso delle tue decisioni, decisioni che non prenderai mai, probabilmente. Ti concederai a un destino fugace. Saprai essere forte abbastanza, nonostante la tua fragilità. Saprai e riuscirai ad amare il peggio di te stessa, e ti sorprenderai.
Ti guarderai allo specchio e troverai la forza di accettare anche i tuoi difetti, e allora avrai la consapevolezza che tutto andrà per il verso giusto, che nessuno potrà mai ferirti, perché imparerai a bastarti, ad amarti.
Cercherai nella notte parole mai dette e, desiderosa, ti affaccerai alla finestra e, nel buio della tua anima, cercherai nelle stelle tutte le risposte alle tue domande. Amerai la notte: e, proprio come due sorelle, saprete confidarvi tutti i vostri segreti. Sarai in grado di scappare dalla quotidianità, perché i sogni nascondo di notte, nella notte: infrangerai tutte quelle regole che ti tengono legata all’abitudine, alle tue responsabilità, alla persona che dici di essere e che non sarai mai. Dirai e darai a te stessa mezze verità, ti crederai forte, decisa, e inizierai a convincerti che tutto quello in cui hai sempre creduto, è sempre esistito, e che la tua era solo paura di vivere il presente. Troverai la forza di amare la solitudine per non sentire il fracasso di tutte quelle parole che avresti dovuto dire.

Tu.

Non sono in grado di farti promesse che so di non poter mantenere, non voglio e non posso ferirti, non sarebbe giusto.
Tu che continui a volermi, nonostante i tanti ostacoli, tu che sorridi e vuoi vedermi felice.
Tu che, meravigliato, continui a guardarmi. Tu che continui a dirmi di quanto bella io sia e, strappandomi un sorriso, vorresti accarezzarmi le guance.
E so già che tra la folla continuerai a cercarmi, non ti stancherai mai. Gioirai con me dei mie successi e mi incoraggerai quando mi vedrai poco motivata, perché nessuno ha mai creduto così tanto in me.
Mi prenderai per mano quando mi vedrai spaventata. Saprai rendermi fiera di me stessa.
E continuerai a volermi, anche se farà male. Continuerai a desiderarmi con lo stesso entusiasmo di quando mi hai vista per la prima volta, e ti ho sorriso un po’ confusa.
Continuerai ad essere sincero e farmi conoscere la parte più vera di te. Non avrai paura di sbilanciarti e di essere deriso, perché sei coraggioso. Non t’importerà nulla se starai male, ciò che realmente conta è che io sia lì, ad ascoltare i tuoi mille discorsi, a volte privi di senso. Saprai prendere in mano la situazione e magari un giorno deciderai che tutto questo non faceva per te, e che avresti voluto qualcosa in più da me. Magari un giorno te ne andrai, e porterai con te il ricordo di chi eri, di quello che avresti voluto essere, con me.
Continuerai a guardarmi sbalordito e sentirai tremare il cuore.

Aveva il cuore crepato e i brividi le percorrevano la schiena: l’inverno arrivò, senza alcun ritardo, in lei.

La pioggia batteva imperterrita sull’asfalto ormai bagnato, mentre la luce dei lampioni rifletteva prepotentemente nelle pozzanghere sudice; pioggia di un autunno ritardatario. Un autunno troppo caldo, ma non abbastanza per scaldare il suo cuore.
Lei era sul letto, incredula e pensierosa. Ripensava al suo ultimo abbraccio, alle sue ultime parole. Parole amare, vuote. Parole che divoravano, in grado di corrodere l’anima.
Ripensò a tutti i momenti bellissimi che avevano passato insieme, ripensò ai suoi occhi freddi, ma tremendamente belli. Aveva bisogno di lui e durante la notte cercava disperatamente le sue braccia, il suo corpo.
Avrebbe voluto fare di più, avrebbe voluto baciarlo ancora una volta; avrebbe voluto rassicurarlo e percepire tutti i suoi timori, ma non poteva, sapeva che il loro amore, così brutale, era legato inevitabilmente ai tantissimi ricordi, a baci mai dati, a parole mai dette. Diventò più fredda e distante. Diffidente.
Non riusciva più a guardare negli occhi le persone, perché in qualsiasi occhio lei guardasse, trovava sempre i suoi.
Era cambiata: non riusciva più a stupirsi, non riusciva più a guardare il sole sorgere, o la pioggia cadere. Era fredda, dentro. Gelida.
Tutto quello che lei amava ed era, non esisteva più.
Aveva il cuore crepato e i brividi le percorrevano la schiena: l’inverno arrivò, senza alcun ritardo, in lei.