Nero col nero.

Il mio cuore goccia dell’essenza di cui sei fatto e traspare la voglia che ho di amarti.
intravedrai i fiori appassiti nel buio della mia anima e sfioriranno, insieme ad essi, tutte le tue paure, alimentate dall’incessante voglia che hai di amarmi.
Coleranno tutte le mie insicurezze e trasparirà l’inarrestabile bisogno che ho di te.

Si delineeranno nuove consapevolezze, momenti legati a tutte quelle ragioni che mi danno modo e motivo di crederti, di amarti.
Amarti fino a morire, per poter vivere.

E, tra i battiti irregolari del mio cuore, troverai il coraggio di riconoscerti.
intravedrai sogni sbiaditi, nuove realtà che incideremo sulla nostra pelle. Nuovi solchi sulle nostre anime consumate dai segni del tempo, da tutte quelle occasioni che avremmo potuto vivere, affievolite insieme a tutte le nostre paure.
Coleranno tutti i miei dubbi e ci fonderemo l’un l’altro.

Sei il lato oscuro di me, la percezione che mi porterà dritta all’inferno, tra i peccatori.
Sei il nero, l’oscurità. Il senso di tutta una vita.

Il mio cuore goccia del nero della tua anima e finalmente mi riconosco.
Nero col nero.

Ti ho persa.

Le mancanze ci hanno sempre unito, le consapevolezze diviso.

E’ che se potessi tornare indietro, intraprenderei altre strade, altri sentieri e continuerei a cercarti in ognuno di loro, con la speranza, magari, di ritrovarti.
Ritrovare la tua finta timidezza, gli stessi occhi che hanno incatenato la mia anima al tuo cuore.
Ritroverei così la vera me, quella che hai sempre amato, quella che hai sempre detestato.
Ritroverai la mia fragilità e, con essa, la parte più vera di te.

Vorrei che ricordassi la canzone che ti ho dedicato al mare quel giorno, vorrei ricordassi i momenti che sono passati e, quelli che, non ci saranno più.
Vorrei ricordassi le lacrime versate insieme.
Vorrei ti ricordassi di come il tuo sorriso mi spingeva a lottare, ogni giorno e, come, da allora, mi sono spenta.

Te ne sei andata, è vero, ma insisto ogni giorno affinché tu possa esistere dentro di me.

Ti ho persa tra tutte quelle stupide convinzioni, ti ho persa e da allora, non ti ho più ritrovata.
Ti ho persa e se fossi stata meno impulsiva, avrei trovato un modo per seppellirti tra tutti quei ricordi che mi rendono dannatamente fragile.

Perché, da sempre, tra i paesaggi sfocati della mia anima, tu rimani l’occasione da assecondare, ad ogni costo.
Perché, qualora mi perderò, saprò dove ritrovarmi: nei battiti sempre incerti del tuo cuore, tra tutte quelle paure che non sconfiggerai mai.

Trovarti, significa perdermi.

Ho svoltato l’angolo del mio cuore, ed eri ancora lì e, come l’ombra segue la mia penna, tu incoraggi e travolgi la mia anima.

Ti ho odiato perché non potevo più amarti. Averti.
Ti ho detestato con tutta me stessa quando non potevamo stare più insieme.

Perché sai, ti avrei cercato ovunque, a costo di perdere me stessa. Di nuovo.
Ho avuto paura di perderti, di perdermi.

Ma da sempre, tra le pagine bianche della mia vita, tu sei l’inchiostro indelebile.

Ho svoltato l’angolo del mio cuore, ed eri ancora lì: trovarti, significa perdermi.

Adesso che ci sei.

Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che ti ho scritto una lettera, probabilmente è passato molto tempo, e non me n’ero nemmeno accorta.
Non ricordo quando le mie parole ti hanno raggiunto e non ricordo il motivo.
Mi ricordo, però, le volte che sei stato al mio fianco, delle notti insonni passate a mangiare patatine sul letto e a parlare. Mi ricordo quelle bustine di zucchero che, per un motivo o per un altro, sono finite sul bancone di quel bar, mentre ti guardavo, meravigliata.
Ricordo gli attimi in cui tutto era difficile, e siamo riusciti ad andare avanti. Insieme.
Ricordo tutte le volte che abbiamo litigato e subito dopo fare pace, abbracciandoci, come se niente fosse. Perché siamo fatti così, anche se a volte le parole fanno davvero male e tagliano peggio delle lame.

Non ricordo tante cose, ma riconosco il profumo della tua pelle e il profumo dei tuoi baci.
Non ricordo, spesso, cos’è che detesti mangiare, ma so quant’è importante per te amare ed essere amato.
Ricordo quei mesi, quando nessuno dei due c’era per l’altro, e sento un nodo al cuore.
Ricordo che non potevamo fare a meno di sentirci, e litigare. Ricordo quant’è stato doloroso staccarmi da te, e quando i miei incubi erano diventati realtà, la mia straziante quotidianità.
E se avessi saputo quanto sarebbe stato doloroso, ti avrei abbracciato più forte, per non farti sentire il peso della solitudine, e avrei trovato la forza e il coraggio, che mi mancavano, per amarti di più. Più delle mie capacità. Oltre me stessa.
Se fosse stato più semplice, avrei preso altre strade e ti avrei cercato in ognuna di loro.

Ho smesso di ricordarti lontano, perché sei, di nuovo, qui. Ho messo da parte una parte di me, per darti spazi di cui necessitavi. Spazi che adesso riesco ad amare, più di prima.
Ho messo da parte il mio brutto carattere, per farti capire che sei il motivo che mi spinge ad essere me stessa, o quanto meno provarci; il motivo che mi spinge a lottare ogni giorno della mia vita, perché senza te sarei solamente un fantasma che vive alla luce del giorno, senza mai parlare, senza mai ridere.

Ricordo che da quando sei rientrato nella mia vita, ho ripreso a scrivere, a vivere.
Ricordo quant’è facile amare, adesso che ci sei.

Ricordo e sono certa che, non potrà mai esistere una me senza te.

Ti amo senza condizione alcuna.

Tu.

Non sono in grado di farti promesse che so di non poter mantenere, non voglio e non posso ferirti, non sarebbe giusto.
Tu che continui a volermi, nonostante i tanti ostacoli, tu che sorridi e vuoi vedermi felice.
Tu che, meravigliato, continui a guardarmi. Tu che continui a dirmi di quanto bella io sia e, strappandomi un sorriso, vorresti accarezzarmi le guance.
E so già che tra la folla continuerai a cercarmi, non ti stancherai mai. Gioirai con me dei mie successi e mi incoraggerai quando mi vedrai poco motivata, perché nessuno ha mai creduto così tanto in me.
Mi prenderai per mano quando mi vedrai spaventata. Saprai rendermi fiera di me stessa.
E continuerai a volermi, anche se farà male. Continuerai a desiderarmi con lo stesso entusiasmo di quando mi hai vista per la prima volta, e ti ho sorriso un po’ confusa.
Continuerai ad essere sincero e farmi conoscere la parte più vera di te. Non avrai paura di sbilanciarti e di essere deriso, perché sei coraggioso. Non t’importerà nulla se starai male, ciò che realmente conta è che io sia lì, ad ascoltare i tuoi mille discorsi, a volte privi di senso. Saprai prendere in mano la situazione e magari un giorno deciderai che tutto questo non faceva per te, e che avresti voluto qualcosa in più da me. Magari un giorno te ne andrai, e porterai con te il ricordo di chi eri, di quello che avresti voluto essere, con me.
Continuerai a guardarmi sbalordito e sentirai tremare il cuore.

Aveva il cuore crepato e i brividi le percorrevano la schiena: l’inverno arrivò, senza alcun ritardo, in lei.

La pioggia batteva imperterrita sull’asfalto ormai bagnato, mentre la luce dei lampioni rifletteva prepotentemente nelle pozzanghere sudice; pioggia di un autunno ritardatario. Un autunno troppo caldo, ma non abbastanza per scaldare il suo cuore.
Lei era sul letto, incredula e pensierosa. Ripensava al suo ultimo abbraccio, alle sue ultime parole. Parole amare, vuote. Parole che divoravano, in grado di corrodere l’anima.
Ripensò a tutti i momenti bellissimi che avevano passato insieme, ripensò ai suoi occhi freddi, ma tremendamente belli. Aveva bisogno di lui e durante la notte cercava disperatamente le sue braccia, il suo corpo.
Avrebbe voluto fare di più, avrebbe voluto baciarlo ancora una volta; avrebbe voluto rassicurarlo e percepire tutti i suoi timori, ma non poteva, sapeva che il loro amore, così brutale, era legato inevitabilmente ai tantissimi ricordi, a baci mai dati, a parole mai dette. Diventò più fredda e distante. Diffidente.
Non riusciva più a guardare negli occhi le persone, perché in qualsiasi occhio lei guardasse, trovava sempre i suoi.
Era cambiata: non riusciva più a stupirsi, non riusciva più a guardare il sole sorgere, o la pioggia cadere. Era fredda, dentro. Gelida.
Tutto quello che lei amava ed era, non esisteva più.
Aveva il cuore crepato e i brividi le percorrevano la schiena: l’inverno arrivò, senza alcun ritardo, in lei.