L’autenticità di ogni respiro.

Svesti la mia anima, inseguendomi tra domani sempre incerti.
Ripercorri e tenti di assecondare l’andamento instabile del mio essere te, muovendoti tra le emozioni di tutta una vita.

Ti porto con me nei miei sogni, fra gli attimi di vita non ancora condivisi. Ti porto con me, tra i frammenti di quello che siamo, tra tutti quei ricordi che continuerò a difendere.

Denudi l’essenza di cui sono fatta e mi spingi a credere in qualcosa per cui vale la pena lottare.
Denudi ogni mia percezione e capisco che, dopotutto, non serve aver paura. Non più.
Perché, da sempre, sei l’inesorabilità, le parole mai dette; il fracasso tra la mia felicità sempre troppo silenziosa; la mancanza di stabilità, il continuo equilibrio tra i passi sospesi di questo mio sentiero scosceso.

Dissotterri ogni parte di me, risvegliando emozioni autentiche, il controllo che ho, di nuovo, su me stessa. Sgualcisci le mie paure, ricostruendo i pezzi di questa mia anima in perenne lotta con se stessa.

E così mi scopro, con l’incessante voglia di rendere autentico ogni tuo respiro, ogni tuo sospiro.

Ti ho persa.

Le mancanze ci hanno sempre unito, le consapevolezze diviso.

E’ che se potessi tornare indietro, intraprenderei altre strade, altri sentieri e continuerei a cercarti in ognuno di loro, con la speranza, magari, di ritrovarti.
Ritrovare la tua finta timidezza, gli stessi occhi che hanno incatenato la mia anima al tuo cuore.
Ritroverei così la vera me, quella che hai sempre amato, quella che hai sempre detestato.
Ritroverai la mia fragilità e, con essa, la parte più vera di te.

Vorrei che ricordassi la canzone che ti ho dedicato al mare quel giorno, vorrei ricordassi i momenti che sono passati e, quelli che, non ci saranno più.
Vorrei ricordassi le lacrime versate insieme.
Vorrei ti ricordassi di come il tuo sorriso mi spingeva a lottare, ogni giorno e, come, da allora, mi sono spenta.

Te ne sei andata, è vero, ma insisto ogni giorno affinché tu possa esistere dentro di me.

Ti ho persa tra tutte quelle stupide convinzioni, ti ho persa e da allora, non ti ho più ritrovata.
Ti ho persa e se fossi stata meno impulsiva, avrei trovato un modo per seppellirti tra tutti quei ricordi che mi rendono dannatamente fragile.

Perché, da sempre, tra i paesaggi sfocati della mia anima, tu rimani l’occasione da assecondare, ad ogni costo.
Perché, qualora mi perderò, saprò dove ritrovarmi: nei battiti sempre incerti del tuo cuore, tra tutte quelle paure che non sconfiggerai mai.

Cosa c’è di più concreto di due occhi innamorati che non smettono di meravigliarsi, guardandoti?

Ci sono giorni lontani dalle nostre prospettive, dove sognare sembra essere l’unico modo e motivo per tornare a sorridere. Giorni apparentemente lontani, eppure così vicini…
Non credo alle bugie “riparatorie”, a chi illude.
Non credo a chi dice che l’amore non esiste e che la felicità è fatta di sola concretezza: Cosa c’è di più concreto di due occhi innamorati che non smettono di meravigliarsi, guardandoti?
Cosa c’è di più vero e autentico in un abbraccio dopo aver fatto l’amore?

E si sa, non si scappa da amori così, o li vivi o li affronti. O vinci o perdi.

Nessuno sapeva chi fossero quei due. I loro sguardi continuavano a incrociarsi inutilmente, sguardi significativi.
Sguardi destinati a dissolversi in momenti impercettibili. Sintonia, ecco cosa.
Nessuno capiva quanto quei due si amassero.
Entrambi, però, sapevano che il loro amore non si sarebbe mai potuto realizzare, probabilmente era questa la loro condanna più grande: volersi, senza riuscire ad aversi.
Continuavano a guardarsi, senza mai sfiorarsi. Non trovarono mai il coraggio di viversi, per paura.
Preferivano far finta di niente, ridevano insieme. Riuscivano a percepire emozioni e sensazioni senza tempo.
Erano lì, fermi, ed aspettavano. Fingevano.
E, più provavano a soffocare quel desiderio, più si volevano, più si amavano.
Continuavano ad affidarsi ad un tempo che sembrava stesse contando i minuti a posto loro, sapevano che aspettare non sarebbe servito a niente. Eppure erano lì, che si desideravano.
E si sa, non si scappa da amori così, o li vivi o li affronti. O vinci o perdi.
A volte rifugiarsi in un amore non serve, se non si ha il coraggio di viverlo.
Amori capaci di sopravvivere alle circostanze, al tempo.

Un cassetto in prossimità del cuore.

Era su quel pontile, i raggi del sole dorati illuminavano il suo volto.
Improvvisamente, il riflesso di chi era si era proiettato nell’oceano.
La sua mente viaggiava in posti mai visitati prima.
La vita non gli aveva mai concesso nulla di buono, ed è per questo che non era in grado di amare nemmeno sé stesso.
I battiti di quell’orologio sembravano riportargli alla mente i bellissimi momenti che aveva vissuto accanto al lei, ormai lontana. Ormai irraggiungibile.
Non aveva molto da offrirgli, nemmeno un sorriso, non rideva mai. Era violento, ma tremendamente fragile.
Il suo cuore vantava tante sconfitte, il suo orgoglio celebrava molte vittorie.
I suoi sguardi indifferenti si limitavano a mostrare chi era veramente. Si vendicava a gioie mancate, mai raggiunte. Mai percepite.
La cattiveria accarezzava dolcemente il suo cuore. Si sentiva protetto.
Non l’aveva dimenticata, aveva accantonato il suo ricordo in un cassetto. Un cassetto in prossimità del cuore.
L’avrebbe raggiunta in qualsiasi momento. E avrebbe pensato a lei in ogni momento della giornata, per sentirsi più vicino a sé stesso. Il suo silenzio parlava di lei.
Non avevano più niente da dirsi, lui continuava ad amarla in silenzio, mentre lei soffocava il suo ricordo, per paura di soffrire, di nuovo.
Lui, proprio come il mare, avrà la forza di respingere un nuovo amore e lasciarsi andare ad un destino infame. Senza lei.

Cercherai in ogni abbraccio, un po’ di lui.

So cosa pensi quando, assorta nei tuoi pensieri, ti mordi il labbro, e speri che nessuno si accorga dei tuoi capelli spettinati e del trucco rovinato.
So come ti senti quando sei davanti a quello specchio, uno specchio che non riesce a proiettare le tue assenze, il tuo continuo sentirti vuota. Uno specchio che non riflette la tua bellezza, ma si limita a farti notare quanto stupida sei…
So cosa provi quando pensi a cosa sarebbe successo se lui non se ne fosse andato via da te.
So cosa avverti quando, un po’ delusa, guardi fuori dalla finestra. Chissà cosa stai aspettando di vedere…

E sei lì che speri, mentre i tuoi occhi si impossessano del riflesso di quei fiori, sempre profumati. Sempre vivi.
Come se stessero rappresentando quella che eri prima di conoscerlo.

Speri che lui ritorni da te, speri di poterlo rivedere un giorno e poterlo riabbracciare.
Spererai, arrabbiata. Forse delusa.
Cercherai negli occhi della folla, i suoi. Cercherai in ogni abbraccio, un po’ di lui.
Continuerai a sperare di rivederlo, prima o poi.
Cercherai in un cuore limpido, lo stesso senso di malinconia che turbava la tua anima.

E ti sentirai protetta. Forte.
E non sarà una vendetta. Ti difenderai.
Ti difenderai da un cuore troppo puro e da un cuore troppo lacerato e spento, come il tuo.

Potrei, ma preferisco guardarti da lontano, sperando che tu, ti accorga di me.

Non dovrebbe importarmene niente del tempo ladro, che porta con sé momenti che solamente i ricordi possono mantenere vivi.
Non dovrebbe importarmene niente degli amori che si dissolvono in un abbraccio o che sfumano insieme alle nostre convinzioni.
Non dovrebbe importarmene niente delle delusioni e del tempo passato a sperare.
Non dovrebbe importarmene niente di un mondo che distrugge. Distrugge sogni e consapevolezze.
Sarebbe più facile se, invece di costruire muri contro la persona che amiamo, ci limitassimo a correre da lei, e abbracciarla.
Dovremmo allontanare quelle barriere, abbattere quei limiti che ci tengono distanti e iniziare ad amarci. Amarci per davvero.
Sconfiggere ogni paura, distaccarsi dalle stesse attitudini e vecchi rimpianti. Dovremmo e potremmo.
Potremmo buttarci tutto alle spalle, lontani da un passato che ci consuma. Lontani da verità assassine, che sembrano corroderci l’anima.
Potremmo fare molto di più, chiamarla ad esempio, cercarla tra la folla.
Una folla che mimetizza emozioni.
Potremmo tenere legate le nostre anime, abbracciandoci.
Potrei, ma preferisco guardarti da lontano, sperando che tu, ti accorga di me.

Amore contaminato.

Sapeva che non sarebbero più tornati insieme. I loro pensieri, proprio come le loro emozioni, non riuscivano a concretizzarsi. Non più.
Lei non riusciva a fare a meno di lui, e questo distruggeva ogni sua aspettativa. Prospettiva.
Abbandonò certezze che, fino a quel momento, serbava nel suo cuore.
Lo amava, ma era consapevole del fatto che lui non era più lo stesso ragazzo di cui si era innamorata.
Capì che il loro, era diventato un amore tossico; un amore per la quale non valeva più la pena lottare.
Un amore contaminato, che inghiottiva sogni, emozioni, sensazioni…
Un amore che, inevitabilmente, portava via tutto. Come un uragano. Un amore che distruggeva.
Abbandonò sogni e speranze, in cerca di sé stessa, consapevole che non avrebbe ricevuto nulla in cambio.
Avrebbe dovuto raccogliere pezzi di una consapevolezza che, probabilmente, non era mai esistita.
Avrebbe dovuto mettere da parte le sue emozioni, per far spazio alla propria dignità.
Accantonare, in un angolo del suo cuore, i ricordi di quell’amore così tormentato.
Procedere verso una strada che non conosceva, una strada mai percorsa prima.
Proseguire verso una nuova realtà. Una realtà priva di emozioni, priva di necessità.
Dovette guardare nuove albe e nuovi tramonti da sola, senza averlo al suo fianco. Una separazione, la loro, dolorosa.
Cuori che cessarono di battere insieme e che, il tempo, decise di dividere.
Un amore che vantò promesse mai mantenute, parole mai dette, sguardi poco sinceri, proprio come le loro coscienze.

Lei imparò a voltargli le spalle, continuando a vedere nelle stelle il riflesso dei suoi occhi.

Non credo si trattasse d’amore. Il suo, era solamente un modo per non rimanere solo con sé stesso.
Aveva paura della solitudine, si sforzava di amarla e, allo stesso modo, tentava di proteggerla.
Come se stesse proteggendo una parte di sé che ancora non conosceva.
Aveva paura di scoprirsi.
La non consapevolezza lo rassicurava, si illudeva di essere felice, evitandosi.
La solitudine lo rendeva instabile, e desiderava aggrapparsi a lei pur di non cadere. Pur di non scoprire chi fosse.
La sua instabilità si ancorava a lei, che lo amava profondamente.
Non credo l’amasse, non credo nemmeno che le fosse riconoscente.
Non sapeva apprezzarla. Sapeva solamente frantumare la sua anima in mille pezzi.
Presto, imparò a lasciarla andare.
Lei imparò a voltargli le spalle, continuando a vedere nelle stelle il riflesso dei suoi occhi.

Capiranno di averti reso più forte, indistruttibile.

Continueranno a farti credere che le scelte e le decisioni che prenderai non saranno mai all’altezza della persona che sei.
Continueranno ad illuderti ed intravederai in loro un sorriso finto, in grado di logorare anche l’anima più pura.
Continueranno ad ignorarti, credendo di poterti ferire, credendo di raggiungere i tuoi punti deboli, non rendendosi conto che tu sei forte, forte per davvero.
Ti illuderanno, capiranno che i successi e le vittorie che raggiungerai saranno solo una parte di quello che sei e che sarai. Anche grazie a loro.
Capiranno di averti reso più forte, indistruttibile. E che nessuno può più permettersi di far oscillare la tua anima, rendendola fragile. Capiranno che, in realtà, non hai mai mollato.
Saprai mostrarti agli occhi degli altri come colui che, nonostante le difficoltà, è riuscito a combattere. Combattere per qualcosa o qualcuno, questo non importa.
Saprai immedesimarti nella sofferenza degli altri, li guarderai con occhi diversi. Sempre veri.
Ti mostrerai per la bellissima persona che sei, in cerca di nuove prospettive. Nuovi sogni da poter realizzare.
Continueranno a dirti che non sarai mai nessuno. Ti faranno credere che, tutto ciò in cui credi, non si concretizzerà mai. Tu non dargli ascolto.
Continueranno a cantare le melodie di quel pentagramma, il pentagramma della tua vita, accompagnato dal suono contagioso del tuo sorriso.
Continueranno a leggere capitoli della tua vita da te, ormai, chiusi.